Nel mese di maggio si sono moltiplicati gli avvisi da parte delle istituzioni sul rischio di perdita del risparmio privato investito nei criptoinvestimenti. La criptovaluta più famosa, il Bitcoin, è arrivata a perdere metà dei propri super guadagni ottenuti durante il periodo pandemico e tale circostanza, estesa alle altre perdite di tutti i criptoasset, ha generato la corsa da parte delle istituzioni a condannare tale tipo di investimento.
Ma le cose stanno davvero così oppure le perdite del periodo sono solo un pretesto per “regolamentare” un mercato che si è dimostrato inflessibile alle sanzioni e all’economia di guerra.
Le sincere preoccupazioni delle istituzioni internazionali in tema di mercato criptovalutario non sembrano poi così sincere. La nuova spinta alla regolamentazione di un mercato che si è mostrato inflessibile alle sanzioni e all’economia di guerra sembra avere un motore politico piuttosto che garantista e precauzionale
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